TEATROAPERTO/TEATRO DEHON
Teatro Stabile dell’Emilia-Romagna
GUIDO FERRARINI 

L’AVARO

di Molière

regia di Luciano Leonesi e Guido Ferrarini
scene Fabio Sottili
costumi Renata Fiorentini
disegno luci Poppy Marcolin
fotografo di scena Gino Rosa
organizzazione Tiziano Tommesani

con
Guido Ferrarini, Aldo Sassi,  Alessandro Fornari, Andrea Zacheo, Lorenzo Spiri, Federica Tabori, Alida Piersanti, Francesco Rovatti, Maurizio Grondona, Marcella De Marinis

Questo AVARO di Molière è impostato sulla forza comica e tragica del primo grande “carattere” creato da Molière, dando però rilievo all’ambiente familiare e sociale da cui questo personaggio è condizionato, un ambiente di arrivisti, altrettanto violenti quanto il protagonista. La passione di ARPAGONE per l’accumulo e la conseguente proliferazione dei profitti in forma di interessi è esclusiva, violenta, pericolosa a sé e agli altri, una tortura come il gioco in borsa, come l’incertezza del “buon fine”. La sua rabelaisiana parsimonia corrompe i figli, i servi, gli amici; tutti diventano suoi avversari, veri ladri di denaro e di affetto, che lo costringono all’isolamento drammatico. Lui solo, in una commedia senza il solito unico, riconoscibile antagonista, perché per antagonisti ha tutti, uno per volta, feroci spalle teatrali del suo comico malessere. In effetti, tutti sognano di derubare chi possiede, aizzati dallo stesso possessore che, senza l’invidia altrui, non gode del proprio potere economico. La corruzione di tutta la sua “corte” è visibile nell’analisi dei personaggi: la figlia Elisa che si concede all’amore segreto per mettere il padre di fronte al fatto compiuto, costringendolo a darle una dote matrimoniale. Il suo seduttore Valerio che si infila in casa fingendosi cameriere e che teorizza l’adulazione e la mette in pratica con un cinismo altrettanto violento della spilorceria di ARPAGONE. La mezzana Frosina che promette ricchezza alla povera ragazza se sposerà il vecchio avaro, ma con la clausola contrattuale che garantisce la morte dello sposo in pochi mesi. La gentile, dolce, promessa sposa Mariana che avrebbe accettato il “buon partito” per far piacere alla mamma che la vuole sistemata comunque. Il figlio Cleante, un futuro damerino che vive di debiti per vestire alla moda in vista dell’eredità, capace, nel suo insieme, di scandalizzare perfino Rousseau che scriveva: “La commedia in cui si rende accettabile un figlio insolente e ladro verso il padre, non è forse definibile una scuola di costumi indegni?”. E poi i servi sfacciati e ladri, il cuoco-cocchiere Mastro Giacomo, capace di vendette atroci per torturare il vecchio avvoltoio in balia di tutti dopo il furto e che finisce per prendersi quelle bastonate ereditate dalla commedia dell’arte, ma questa volta “realistiche” e dolorose, secondo il nuovo contesto teatrale.
I contemporanei dell’AVARO dissero che Molière era un” bouffon trop sérieux” ed è questa serietà di fondo che oggi fa la grandezza di questa farsa infernale nella quale il protagonista può far ridere dall’inizio alla fine, nella creazione di un carattere che illustra un errore, ma dell’errore ha la grandezza miserabile e trae la sua umanità dalla grettezza degli ingordi arrivisti che lo circondano. Paradossalmente, come la tragedia classica è uno scontro fra due ragioni altrettanto valide, così la commedia molieriana è  uno  scontro  fra  errori  altrettanto negativi.

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Debutto

Martedì 28 febbraio 2012, teatro Dehon, Bologna


Sito ufficiale del Teatro Dehon di Bologna

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