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"DESY E TINO, COME FOGLIE"
 
 

    

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Cama produzioni

Siliana Fedi - Gabriele Ara
DESY E TINO, COME FOGLIE
di Yannis Hott

regia di Mario Mattia Giorgetti

 

L'opera, promossa dalla rivista Sipario in collaborazione con la Fondazione Teatro Carlo Terron, è dedicata a Desy Lumini, cantante attrice, e all'attore Tino Schirinzi, scomparsi suicidi per amore nel 1993. Si dipana drammaturgicamente tra evocazioni teatrali, canzoni, dialoghi, e coinvolgimenti del pubblico, determinando uno spettacolo di alta poesia e struggenti sentimenti.

Tino e Daisy morti d’amore

FIRENZE - Per morire hanno scelto un giorno di festa, il giorno del compleanno di lei, e un modo violento, di quelli che non lasciano scampo. Un salto dai quindici metri di un viadotto in costruzione nel Mugello, vicino a casa. Tino Schirinzi, 59 anni, uno degli attori preferiti da Giorgio Strehler, nato a Taranto ma toscano d' adozione, e la moglie Daisy Lumini, 57 anni compiuti mercoledì, cantante folk e classica fiorentina, si sono suicidati così, travolti dal male incurabile che aveva colpito lui e cambiato la vita di tutt'e due. Schirinzi era malato da mesi, soffriva per un tumore all'esofago che l'aveva pian piano piegato. Se n'era accorto chi l'aveva visto, pochi mesi fa, al Costanzo Show. Daisy Lumini gli era sempre rimasta accanto, aveva pianto e sperato in una guarigione prima difficile, poi diventata impossibile. Lo sapevano entrambi. Il tumore era incurabile, solo questione di tempo. Per questo insieme hanno deciso di chiudere la loro storia buttandosi da un viadotto vicino alla diga di Bilancino, a Barberino del Mugello. Né a casa, né sull'auto un biglietto, un messaggio per i parenti e gli amici. L'ultimo giorno di vita di una coppia che ha segnato la storia dello spettacolo italiano del dopoguerra è stato ricostruito dai testimoni e dai carabinieri della Compagnia di Borgo San Lorenzo. Tino Schirinzi e Daisy Lumini escono dalla loro casa colonica di Roccabruna, vicino a Vicchio, alle sei e mezzo di mercoledì pomeriggio. Salutano la madre di Tino, che vive con loro, e se ne vanno. Prendono la loro Golf cabriolet parcheggiata nel giardino e passano dal distributore più vicino. Si fermano senza spegnere il motore, fanno benzina - poca, quanto basta per allontanarsi un po' - e ripartono subito. Il progetto del suicidio è probabilmente pronto da tempo e per realizzarlo la coppia non aveva scelto una data qualunque: il 18 agosto, cinquantasettesimo compleanno di Daisy Lumini, musicista sensibile e dotata, capace di passare dagli studi in conservatorio al cabaret, dal folk alla musica contemporanea. Sta già facendo buio quando la Golf si ferma a Ghiereto, pochi chilometri da Vicchio. È un posto scelto anche da altri suicidi. Lì c'è un cantiere, una strada in costruzione, un viadotto vicino alla diga di Bilancino ancora da completare. Il traffico è vietato, non ci passa nessuno e nessuno può disturbare chi ha deciso di morire. Tino e Daisy scendono dall'auto. Sono soli. Intorno soltanto silenzio, sotto corrono le due strette corsie della provinciale, dove passano poche macchine. Schirinzi s'affaccia dal parapetto, guarda giù, vede la strada, prende la mano della moglie e si lancia nel vuoto. Quindici metri di niente per gli ultimi pensieri. Poi l'asfalto, la morte, le frenate degli automobilisti che danno subito l'allarme, l'arrivo dei carabinieri, l'ambulanza per portare i due cadaveri all'obitorio. È finita. Non li riconoscono subito: per i carabinieri quei morti sono un pensionato di Vicchio e la moglie. Poche righe, in cronaca, ieri, sulla Nazione. Schirinzi esce di scena, al fianco di Daisy Lumini, dopo sei anni di matrimonio e una vita passata insieme. Negli ultimi tempi vedevano poche persone, la sera rimanevano quasi sempre a casa. Mercoledì e nei giorni precedenti niente aveva insospettito nel loro atteggiamento, nelle loro parole, nei gesti, nelle abitudini uguali a quelle di sempre. La mattina Schirinzi aveva incontrato il medico del paese. Avevano parlato, anche sorriso. A Vicchio dicono che, sì, l'attore e la moglie erano cupi, ma come sempre, come ogni giorno da quando Tino si era ammalato e lei aveva cominciato a soffrire accanto a lui. Una vita sul palcoscenico cambiata proprio un anno fa, con i primi sintomi della malattia. Tino Schirinzi comincia a sentire qualche disturbo alla gola nell'estate scorsa. All'inizio è un fastidio, poi un dolore sempre più forte, che quasi toglie il respiro. L'attore è laureato in medicina, capisce che si tratta di qualcosa di grave. E le diagnosi lo confermano senza lasciare dubbi e speranze: tumore all'esafogo. Comincia la cura, la via crucis negli ospedali. A dicembre, l'operazione in Francia, l'ultima carta da giocare, ma anche l'ultima delusione. Il male avanza, Tino sta sempre peggio e la moglie lo segue passo, passo nel calvario. Il teatro ormai è lontano. La coppia si chiude nella casa di campagna nel Mugello per continuare una vita d'angoscia che spesso diventa insopportabile. Mesi di lunghi silenzi, di apparizioni in pubblico sempre più rare. "Soffrivano tanto e insieme, era come se fosse malata anche lei" ricorda una cugina di Daisy Lumini. "Tino aveva recitato l'ultima volta nell'estate scorsa, poi aveva mollato, non ce la faceva più, e Daisy aveva preferito non lavorare neanche lei. Parlavano poco, questo è vero, ma nessuno aveva pensato al suicidio. Come potevamo insospettirci? Fino all'ultimo momento sono stati sempre lucidi, tristi ma dignitosi, soprattutto molto innamorati l'uno dell'altra". Ultimamente anche a Firenze gli amici li avevano visti sempre meno. La coppia è sempre stata schiva, per niente mondana, riservata così come lo era stata anche negli anni più belli delle soddisfazioni in scena. Abitudini e atteggiamenti diventati più cupi dopo la malattia. Così in città si ricordano le loro apparizioni, seduti vicini, nelle platee dei piccoli teatri per assistere agli spettacoli un po' off. Si ricordano il lunghissimo impermeabile di lui, buttato con eleganza su un corpo sempre più magro, i capelli spettinati sulla fronte, l'aria stanca, l'espressione seria, le poche parole dette a bassa voce. Ma si ricordano anche le frasi di quando parlava della sua ossessione per il tempo che passa, per gli anni che vanno avanti, per i giorni che consumano. Chi li ha visti da un anno in qua li ricorda fra il pubblico del teatro Niccolini oppure davanti al bancone dello Scudieri, il bar del centro vicino a piazza Duomo, dove amavano prendere un caffè prima dello spettacolo. Sulla malattia circolavano, nell'ambiente dello spettacolo fiorentino, soltanto voci. Qualcuno sapeva, qualcun altro diceva di sapere, ma nessuno sembrava in grado di giurarlo con certezza. Certo l'aria di Tino Schirinzi era quello di un uomo che soffriva molto, e per molti il suo viso scavato, i suoi occhi sempre più profondi erano state conferme decisive. Ma la notizia della malattia non era mai diventata ufficiale, probabilmente per riguardo a una coppia che amava defilarsi più che apparire. Solo pochi amici li andavano a trovare nella loro casa isolata del Mugello. Tino Schirinzi e Daisy Lumini restavano chiusi nella casa colonica di Roccabruna, in silenzio, senza desiderare contatti con il resto del mondo. L'attore si alzava sempre meno dal letto. Un passo in più verso l'isolamento e probabilmente verso la decisione di farla finita.

 

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