Morta zia la casa è mia
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Incluso nell'abbonamento Dehon Prosa/6
La Bilancia Produzioni
Daniele Derogatis, Valeria Monetti, Maurizio Paniconi e Alessandro TirocchiMORTA ZIA LA CASA È MIA
Scritto da Gianni Quinto
da un'idea di Alessandro Tirocchi e Maurizio PaniconiQUANDO: 28-29 Febbraio e 1 Marzo 2020, venerdì e sabato ore 21, domenica ore 16
SPETTACOLO ANNULLATOBiglietti acquistabili online sul circuito
e presso la biglietteria del teatroPREZZI € 25,00 Intero + € 2.00 di prevendita € 22,00 Ridotto (tutte le riduzioni) + € 1.00 di prevendita € 13.00 Riduzioni speciali: abbonati, under 18 e comuni convenzionati + € 1.00 di prevendita -
A causa dell'ordinanza della Regione Emilia-Romagna e del Ministero della Salute, lo spettacolo è stato annullato.
Quando la zia Olga "zitella" viene a mancare alla tenera età di 85 anni, i quattro nipoti si riuniscono a casa sua: organizzare il funerale e l'ultimo viaggio della cara estinta sarà in realtà un modo per capire come mettere le mani sul suo patrimonio.
Non si conosce fino in fondo una persona fino a quando non ci si trova a dover dividere un'eredità: in un crescendo di equivoci, vecchi rancori e conflitti familiari, la storia si svilupperà in maniera comica, ironica e a tratti cinica.
Una commedia che sdrammatizza la morte ridendone, e che mette in luce quanto in questi tempi di crisi un'eredità possa risolvere tutto: la morte paga i debiti!
Note di regia:
se c'è qualcosa che nella vita ci terrorizza e ci paralizzza è la morte, anche il solo pensarla.
Certo, dipende da chi, come, quando...
L'unico modo che abbiamo per difenderci da essa è esorcizzarla, armandoci di cinismo e di autoironia capaci di sbeffeggiarla, irriderla e disarmarla.
In "Morta la zia la casa è mia" il divertimento che ruota intorno al "fattaccio" grazie ai quattro improbabili e disamorati nipoti, è accompagnato dalle loro problematiche familiari, dal loro disagio giovanile e, cosa molto comune ai giorni d'oggi, dalla speranza di un lascito, di un'eredità o di una vincita la gratta e vinci capaci di risollevare le sorti di un ormai perenne precarietà generazionale.
(Marco Simeoli)